La storia dei Piani Resinelli comincia con la famiglia Alippi, che nel XVII secolo utilizzava il luogo come alpeggio. Il primo roccolo della famiglia Resinelli venne costruito nel 1830, e quasi cento anni più tardi diede il nome all’intera località.
Nel frattempo, erano già nati i primi rifugi: la SEL nel 1899, e il Rifugio Carlo Porta nel 1911. La chiesetta dedicata al Sacro Cuore, che rappresenta un po’ il centro dei Piani Resinelli, è stata costruita molto più tardi, nel 1917.
Pian dei Resinelli: i mestieri tradizionali
Per anni di storia, l bosco ed il pascolo hanno permesso il sostentamento della maggior parte delle famiglie che abitavano i Resinelli.
Nel 1800, ogni angolo di queste montagne veniva frugato da schiere di boscaioli, generalmente raggruppati in grosse squadre, che tagliavano boschi di faggio, carpino nero e castagno anche nelle zone più impervie e lontane dai centri abitati. Alcuni di loro si facevano calare con le corde sulle pareti rocciose, per raggiungere le piante negli speroni di roccia più impervi.
Il bosco garantiva sia il legname per costruire le abitazioni, che il materiale da ardere per il riscaldamento e cucinare, o per lavorare il latte. I tronchi venivano fatti scendere lungo i canali o i pendii bagnati o gelati a colpi di “zappino”, mentre le fascine fatte con le ramaglie minute venivano trasportate fino nelle città e utilizzate nei forni per cuocere il pane.
E poi, naturalmente, c’erano le miniere e il carbone.
Le miniere più antiche dei Resinelli risalgono al 1600, e in parte sono state restaurate per accogliere visitatrici, visitatori e turisti.
Non è sorprendente che i minatori si affidassero a santi e superstizioni visto il tipo di lavoro che facevano. Tralasciando le condizioni di lavoro, polvere, umidità, era proprio la pesantezza dello stesso minerale a renderlo pericoloso.
Agli inizi i lavoratori estraevano il materiale con i picconi e lo portavano fuori coi gerli. Solo verso la fine del 1800 iniziarono ad utilizzare perforatori automatici e teleferiche. Il lavoro del minatore era poi stagionale. In inverno si estraevano minerali, in estate ci si dedicava alla pastorizia e all’attività agricola
Scopri i luoghi

Casa Museo Villa Gerosa, Piani Resinelli
Il nuovo allestimento della casa Museo Villa Gerosa ai Piani Resinelli A 1300 metri di quota, è nato dal desiderio della Comunità Montana del Lario

Rifugio Carlo Porta, Piani Resinelli
Costruito a 1426 mt, è affacciato sul fondo valle. Rifugio simbolo dei Piani Resinelli, è un luogo ricco di storia e di affascinante bellezza. Il

Rifugio Rosalba, Piani Resinelli
Il rifugio Rosalba (1730 m) sorge sulla Cresta occidentale della Grigna Meridionale, ed è raggiungibile solo a piedi Uno dei luoghi in assoluto più suggestivi

Rifugio SEL, Piani Resinelli
Fondato il 14 giugno 1908 dalla Società Escursionisti Lecchesi, il Rifugio SEL Rocca Locatelli è uno dei rifugi storici dei Piani Resinelli. Ricco di storia

Parco Minerario dei Piani Resinelli
Quello delle miniere è un mondo magico e intriso di storia dove ogni visitatore, grande e piccino, può tornare al passato e scoprire le meraviglie
I Piani Resinelli, la culla dello sci alpino
Lo sci alpino lombardo è nato qui.
Erano appena gli inizi del ‘900 secondo i racconti del lecchese Mario Cereghini, che racconta di “qualche milanese che arrivò con quei legni sui nostri pascoli innevati”, mentre il valsassinese Giulio Selva racconta di “un tedesco, equipaggiato con sacco di montagna e scarponi e fornito di un buffo paio di assicelle di legno ricurve in punta che, nel 1900, chiese a Ballabio la strada per raggiungere i Piani Resinelli”. Solo che, ancora, la strada non c’era.
Alle prime gare di sci, i concorrenti dovevano partire da Lecco, salire al rione di Laorca e inerpicarsi su per la Val Calolden, con sci e zaini in spalla, oltre mille metri di dislivello.
La strada carrozzabile non venne realizzata prima del 1937, e rimase a pedaggio fino al 1980.
Dopo la realizzazione della strada i Piani Resinelli hanno conosciuto un rapido sviluppo turistico con la costruzione di rifugi, alberghi, case da vacanza e impianti sciistici.
I partigiani hanno combattuto su queste montagne, utilizzando come base operativa molti dei rifugi che, durante la seconda guerra mondiale sono stati rasi al suolo, bruciati o distrutti.
Al rifugio SEL dei Piani Resinelli, è affiancato il nome di Renzo Rocca, poi quello di Umberto Locatelli. Il primo, socio fondatore della Società Escursionisti Lecchesi, è morto nel 1944 a Mauthausen, dove era stato deportato per non avere voluto denunciare i partigiani ospitati nel rifugio di cui era ispettore.
Andare per monti: I Piani Resinelli e la resistenza partigiana
I partigiani hanno combattuto su queste montagne, utilizzando come base operativa molti dei rifugi che, durante la seconda guerra mondiale sono stati rasi al suolo, bruciati o distrutti.
Al rifugio SEL dei Piani Resinelli, è affiancato il nome di Renzo Rocca, poi quello di Umberto Locatelli. Il primo, socio fondatore della Società Escursionisti Lecchesi, è morto nel 1944 a Mauthausen, dove era stato deportato per non avere voluto denunciare i partigiani ospitati nel rifugio di cui era ispettore.

La Grigna ai Piani Resinelli, simbolo dell’alpinismo italiano e non solo
Sul finire degli anni venti del secolo scorso, un gruppo di giovani operai lecchesi aveva iniziato ad esplorare le guglie della Grignetta: tra loro c’era Riccardo Cassin, Mario Dell’Oro, Vittorio Panzeri, Augusto Corti, Vittorio Ratti, Pino Comi.
Fu proprio Comi ad incontrare una coppia di distinti signori milanesi sulla corriera per Ballabio: Mary e Vittorio Varale, che sfoggiavano una corda appesa allo zaino. Una parola tira l’altra e Mary cominciò ad arrampicare con i lecchesi arrivando a salire con Riccardo Cassin nel 1931 la celebre via intitolata a lei sulla Guglia Angelina e ad essere compagna di cordata di Mario Dell’Oro e Pino Comi nell’apertura dello spettacolare Spigolo del Fungo in Grignetta nel 1932.
Il marito Vittorio, che invece era giornalista e scriveva principalmente di alpinismo, iniziò a raccontare di questi ragazzotti senza un soldo che, oltre ad essere avvantaggiati dalla estrema vicinanza alla montagna, erano anche ben allenati dal duro lavoro quotidiano e capaci di forgiare con le loro mani gli attrezzi necessari alla scalata.
Vittorio li presentò con una serie di articoli al mondo alpinistico coinvolgendoli nel dibattito tra chi, come lui e il gruppo di arrampicatori delle Dolomiti guidato da Domenico Rudatis, sosteneva che l’arrampicata fosse uno sport e chi negava quest’affermazione.
Mary raccontava ai giovani arrampicatori lecchesi del suo maestro Emilio Comici, arrivando a promettere di farlo venir ad arrampicare in Grigna. Nel 1933 la signora Varale mantenne la promessa e, preceduto da una formidabile campagna mediatica del fascistissimo settimanale Il Popolo di Lecco, Emilio Comici arrivò ai Resinelli e cominciò a far sperimentare agli arrampicatori locali alcune novità arrampicatorie come, ad esempio, l’uso delle due corde con la tecnica a forbice, capace di favorire la progressione del primo di cordata su pareti strapiombanti.
Negli anni immediatamente successivi cominciarono ad aprire vie o a compiere impegnative ripetizioni alpinisti del calibro di Cassin, Boga, Vittorio Ratti, Gigi Vitali, Ercole Esposito.
Nell’immediato dopoguerra vennero i Ragni di Lecco con Carlo Mauri e Casimiro Ferrari e decine di altri fortissimi primi di cordata. Insieme a loro i milanesi, i monzesi, i bergamaschi, i brianzoli: gente del calibro di Walter Bonatti, Andrea Oggioni e Josve Ajazzi, poi ancora Vasco Taldo, Nando Nusdeo, Mario Curnis, Romano Perego.
Mise le mani sulla roccia del Nibbio anche Patrick Edlinger che, negli anni Ottanta, ebbe modo di vivere la stagione del passaggio all’arrampicata sportiva inaugurata da Marco Ballerini nel 1982 con l’apertura di Bo Derek sulla compatta placca di sinistra della parete.
Dopo di lui Stefano Alippi, Norberto Riva, Giuseppe Bonfanti, Tono Cassin e tutti gli altri che, nelle afose giornate estive, arrampicano ancora oggi sulla storica parete est del Corno del Nibbio, sulle guglie delle Grigne e per le tante falesie ricche di storia e avventura.


